Gli alieni sono tra noi

Chiara Farusi, neo consigliere della Cantina, ci racconta in modo appassionato la cena organizzata a Scansano per festeggiare i 40 anni della Cooperativa.

Non hanno un cartellino in fronte “Sono un alieno”, ma a sgamarli sono piccoli particolari. Che lì per lì ci scivolano addosso come cose banali, talvolta un po’ buffe, poi però, ripensandoci, ci fanno trasalire sulla sedia.

Ecco un esempio. L’altra sera ero alla cena organizzata dalla Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano per festeggiare i 40 anni della Cooperativa. Una cena ‘ufficiale’ con più di cento invitati, politici, rappresentanti di istituzioni, quarant’anni di consiglieri, cravatte, gessati e tacchi a spillo.

La prima sorpresa (ma niente a che fare con gli alieni) è stato che, passati i primi venti minuti di Buonasera, Ciao, Come stai? sembrava che tutti fossero a proprio agio. Incredibile per una cena blasonata! Tra una portata e l’altra (catering ottimo e veloce), battute “maremmane” sui volti noti, filmati spiritosi, signori brizzolati felici di rivedere altri brizzolati dopo secoli che si erano persi di vista, racconti di anni che si rincorrevano uno dietro l’altro in una fantasmagorica gara a chi aveva di più da dire. Storie fresche come accadute il giorno prima, profumate come tutte le storie antiche, profonde come tutte le storie che vengono dalla terra.
Ma soprattutto storie di coraggio. Di chi ieri non è scappato nei momenti bui, di chi oggi, in un mondo individualista, è pronto a scommettere ancora nella forza della cooperazione. E porta fuori dai confini il Suo Morellino come un padre che accompagna la figlia in discoteca per la prima volta: sa che è la cosa giusta, ma non chiude occhio per tutta la notte.
Ammirata ascoltavo quei maestri affabulatori. Sorpresa guardavo Fabrizia, la signora Bucci, che invece di star lì tranquilla a far la sua bella figura, era tutto un andare avanti e indietro per controllare che tutto fosse a posto, in apprensione per ogni invitato, uno per uno, come se la cena fosse a casa sua. E perfino lui, il Fiorini, l’agronomo, che da sempre sappiamo essere un alieno (chi altro potrebbe apparire una mattina di luglio nella tua vigna e dirti con aria serafica a te che, dopo mesi di duro lavoro guardi ogni giorno con ansia le previsioni del tempo, “qui ci sono troppi grappoli, a me le forbici, la metà si butta in terra, qualità prima di tutto“) perfino lui, dicevo, quella sera aveva un’aria innocua, simpatica, così premuroso con la moglie, così sereno…Irriconoscibile.
In questa bell’aria di famiglia ecco che il Presidente attacca: “Correva l’anno 1972…“. Dico il Presidente perché uno che da 28 anni personifica la Cantina non si può chiamare con un qualsiasi nome anagrafico, Antonio, Andrea, Benedetto…
Ricordi, ringraziamenti… Poi spiega cosa cerca di fare giorno per giorno, cita esempi concreti. “L’obiettivo è di garantire che il lavoro dei soci dia un guadagno. Un guadagno giusto, onesto, non un’eccessiva ricchezza. E distribuire benessere non solo ai soci ma anche al territorio dove viviamo“. Un guadagno giusto? Benessere per il territorio?
Sarà che io vengo dalla Padania, ma un imprenditore che non promette sempre più ricchezza alla sua platea non l’avevo mai sentito. Figuriamoci la distribuzione della ricchezza! Salto sulla sedia. Questo non è umano! Mi viene in mente che già altre volte avevo sentito pronunciare parole simili dal Presidente. Ma era in Assemblea, quando c’era da far buttar giù rospi vivi ai soci, da far approvare decisioni difficili. E allora era legittimo il sospetto che il vestito del buon samaritano e un po’ di sana retorica non guastassero. Il sospetto c’era, eccome. Ma ora, in una serata tranquilla, dove nessuno chiedeva il conto, dove la riconoscenza della platea nei confronti del suo operato era palpabile e assicurata, perché ribadire un concetto tanto anacronistico quanto rivoluzionario? E avvalorato anche da azioni “già fatte”, tanto per rimandare la “retorica” al mittente o per mettere i puntini distanziatori tra lui e il populismo imperante di questa epoca?
E sono lì, con nelle orecchie quelle parole che non avrebbero stonato in bocca a Che Guevara, che, ecco, spunta un’altro alieno, questa volta nei panni di un politico di lungo corso. Jeans, passo largo e un po’ titubante, si avvicina al microfono con l’aria di nostro cugino quando a Natale ci viene a trovare per gli auguri. E’ contento, ma quando gli regaliamo una bottiglia di olio e i ricciarelli lui si imbarazza perché si è dimenticato di portarci qualcosa.
Il politico riesce a fare gli auguri di Buon Compleanno ai presenti senza dire 100 volte “io” ogni 50 sillabe. Non solo. Non elenca tutto il bene che ha fatto alla comunità e non promette cose magnifiche. Nessuno ha informato il Presidente della Provincia di Grosseto che siamo in campagna elettorale? Già, dimenticavo, lui è certamente solo un ologramma!
Davanti alla torta grande come un lenzuolo, con il coltello in mano, è panico reale. Mano sinistra, destra, sinistra, di sguincio, in verticale…Davanti a quel mare di panna pronta a schizzare ovunque sotto una cialda impenetrabile, riaffiora il politico ante litteram, uomo tra gli uomini.  Perché l’era dei nastri e delle forbici è finita davvero. Intanto noi presenti ci sentiamo rassicurati: se basta un po’ di panna a “mettere nudo il re” vorrà dire che nella nostra provincia non girano vassoi di ostriche!
Buon Compleanno Vignaioli!