Gli investimenti fatti negli ultimi anni per la nuova cantina e l’apertura al pubblico con il wine shop non riguardano solo l’accoglienza. Negli ultimi anni, nell’ottica di rendere la cantina sempre più sostenibile, sono stati fatti anche molti investimenti in cantina e in vigna. In questa breve intervista il direttore della cantina, Sergio Bucci, ci spiega le scelte fatte e i primi risultati già visti.
Che risultati ci sono stati finora grazie alle innovazioni adottate in vigna?
I risultati concreti devono ancora venire ma le indicazioni sulla bontà della strada intrapresa sono evidenti. L’adozione di un preciso sistema di monitoraggio e previsione sta concretamente aiutando il nostro agronomo nel suggerire ai soci tempi e modalità di intervento in vigna e questo porta a limitare i trattamenti sia in numero che in quantità/tipologia di principio attivo. La sperimentazione dell’uso dell’ozono in vigna continuerà nel corso della prossima campagna per validarne l’attività. Ad oggi le analisi effettuate su vigneti trattati con ozono rispetto a testimone non trattato e a trattamento tradizionale hanno evidenziato l’efficacia di questo prodotto.
Anche in cantina, negli ultimi anni, si è investito a favore della sostenibilità ambientale. Ci puoi dare qualche esempio?
Lo studio sulla carbon footprint ha contribuito a evidenziare gli aspetti del ciclo produttivo che potevano essere migliorati e ci ha portato a valutare i nuovi acquisti con un’ottica diversa, legata non solo al risparmio al momento dell’acquisto ma anche (o soprattutto) a valutarne l’impatto nel corso di tutta la vita del macchinario o prodotto stesso. In tale ottica, l’adozione di un sistema automatico di gestione dei lavaggi della microfiltrazione e della riempitrice all’imbottigliamento ci ha permesso, ad esempio, di ridurre del 25% l’uso dei solventi e del 40% dell’acqua, oltre a un non computato risparmio energetico. La stessa tecnologia è stata adottata per i lavaggi delle linee ricezione dell’uva e del filtro tangenziale.
In fase di vinificazione abbiamo sperimentato e poi adottato il sistema Air Mixing (Parsec) che utilizza macrobolle di aria sparate sul fondo dei serbatoi, al posto di follatori meccanici e pompe di rimontaggio. Questo sistema, oltre al lavaggio e rovesciamento del cappello di bucce, aiuta l’espulsione dell’anidride carbonica che si forma durante la fermentazione e contribuisce al raffreddamento del mosto in fermentazione, riducendo la richiesta di frigorie. In totale abbiamo stimato una riduzione del 20% dell’energia necessaria per una stessa quantità di prodotto fermentato.
Similmente, la climatizzazione degli ambienti è stata progettata con recupero e riciclo dell’aria già trattata. Così possiamo minimizzare il lavoro di riscaldamento o raffreddamento. Anche la facciata degli uffici è stata progettata con vetrate che riducono drasticamente la necessità di illuminazione artificiale.
Si può dire che la cantina e la vigna sono digitali?
Le tecnologie adottate in cantina sono tutte gestite e controllate da palmari, i filtri e i lavaggi in cantina e l’imbottigliamento sono attivabili e gestibili da remoto. In vigna i dati vengono rilevati e inoltrati dai microcomputer Arduino e incrociati con dati satellitari e rielaborati da un processore Terrasystem.
Progetti per il futuro?
È recente la trattativa per un nuovo impianto di imbottigliamento di nuova concezione, ad oggi operativo solo in California. È una linea dove i vari macchinari dialogano tra loro e si adattano in base alle effettive necessità di produzione. Oltre a un risparmio energetico diminuirà sensibilmente il rumore, non essendo più previsti tavoli di accumulo dove le bottiglie sbattono tra loro ma nastri con motori ‘intelligenti’ che adeguano la velocità alla richiesta dei macchinari. Quindi oltre all’efficientamento, si otterrà un ambiente migliore per i lavoratori. La linea dovrebbe diventare operativa nella primavera 2020.