Podere Aia Nova
Oggi come 2000 anni fa, l’Aia Nova era circondata da vigneti. Già all’epoca, attorno a questa villa romana sorgevano fattorie e campi coltivati

Lo scorso fine settimana, il festival I Luoghi del Tempo ha offerto l’occasione per una visita alla villa di Aia Nova. L’incontro è iniziato con una visita guidata del sito archeologico che risale all’incirca alla metà del I secolo a.C., accompagnati dal direttore del Museo Archeologico di Scansano, Marco Firmati – ma c’erano anche lo scrittore Massimo Carlotto e il giornalista Alessandro Agostinelli. Noi eravamo presenti con i nostri vini in degustazione e ne abbiamo approfittato per scattare qualche foto. Così, per chi non era presente, abbiamo pensato di raccontarvi un po’ la storia di questo posto.

L’età romana, in Maremma, inizia con la conquista di Vulci da parte dei Romani, nel 280 a.C. Da quel momento, tutta la costa del Tevere fino all’Albegna, che insieme all’Ombrone segna i confini della Docg Morellino di Scansano, passa sotto il controllo di Roma. In questa fase, le campagne che circondano i nuovi centri abitati  fondati dai romani (quelli etruschi come Ghiaccio Forte vennero distrutti dai romani) vengono divise in lotti regolari, prima attorno a una maglia di particelle che sono assegnate individualmente. Presto anche nella zona di Scansano il paesaggio viene diviso in questo modo e si riempie così di case di coloni e fattorie – dove si produceva già il vino.

La villa romana di Aia Nova si trova in località Ripacci, a Scansano e rientra nella seconda fase, quando tra il II secolo e i primi decenni del I secolo a.C. sorgono le prime ville: la ricchezza infatti si va concentrando e molte piccole proprietà confluiscono per formarne una di dimensioni maggiori. Queste ville, monumentali, rifinite e lussuose, non solo solo residenze ma vere e proprie aziende. Tra queste c’era anche la cosiddetta villa degli Anili o villa di Aia Nova. Il nome è stato dedotto da un bollo sulle tegole in cui compare il nome di Publius Anilius assieme ad un’aquila che è simbolo della legione. Si pensa infatti che Publio Anilio fosse un ufficiale in congedo a cui venne assegnata, come consueto all’epoca, una proprietà nel territorio.

«La villa, scavata solo in parte dalla University of Santa Barbara (California), occupa un’ampia terrazza sostenuta verso est da un criptoportico che poteva accogliere magazzini e strutture produttive; un atrio con quattro colonne dava luce agli ambienti residenziali, tra i quali si distinugono il triclinio e i circostanti cubicula (camere da letto) per l’usco privato, e un’ampia sala di rappresentanza (oecus); accanto ci sono le terme, con gli ambienti a diverse temperature (frigidarium, tepidarium, calidarium) e la latrina. Laterizi decorativi e mosaici arricchivano i pavimenti mentre alle pareti vi erano affreschi» (Marco Firmati, Scansano, Guida al territorio e al Museo archeologico e della vite e del vino).

Altre info sulla storia della Maremma a questo link.

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